La rosa cede balsamo e stupori,
la rosa divertita dal trastullo
dell’ape inebetita, forse un vento
sventaglia cerimonie e giravolte,
rimescola le menti, scioglie il mondo
nell’orbita fragrante, pronta svolta
intorno alla corolla, stimma, antera,
la piroetta senza piede a terra,
passeggiata al pistillo, quale meta
è nel girovagare fiore a fiore,
quale amore consiste nel toccare
solo da lontananza, solo il frullo
sentire di farfalla, leggerezza
e solletico d’ali, la presenza
di chi non sai d’avere somigliante,
il fiore solo a te corrispondente
nemmeno mai a distanza contemplato,
la rosa affine la conosce il bombo,
la coccinella saggia, l’ape aliena
che preme e si dilegua, là rimane
il fiore dov’è nato, conficcato
nel suo destino, dov’è sempre stato:
rosa che s’allontana in intelletto
d’essere luce in volo con l’insetto.
La poesia è inedita in volume
(ph. Giuseppe Grattacaso)
Bellissimo e incalzante “rincorrersi” dell’immagine del fiore con l’ape e gli insetti riverenti e dispettosi, giocosi e complici maliziosi del compiersi della bellezza.
La natura parla in versi. Coltivo rose, e in questa poesia sento tanto di quello che vivo ogni giorno :suoni, colori, sole e vento, il lavorio incessante del bombo, la danza dei petali scomposti vicini alla sfioritura.
Bella
La rosa si fa umana mentre l’io lirico si immerge nella vita vegetale in un tripudio di luci e di odori. Un sapiente uso della sinestesia evoca immagini di feconda vitalità.