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Grattacaso e lo scorrere delle stagioni

di Vincenzo Guarracino

È il tempo il protagonista della più recente raccolta poetica di Giuseppe Grattacaso Il mondo che farà (Elliot) dedicata al declinare dell’inverno: il tempo che si vive inteso come teatro di un’ “infinita” messinscena di sé, della propria presenza, effimera e concreta al tempo stesso, nel mondo tra passat-presente-futuro (soprattutto il presente) attraverso la conoscenza e verifica dei meccanismi dell’esistenza, dell’ “ingegno previdente”, del “progetto” che misteriosamente la regola e governa, non solo in ciò che la sovrasta, ma anche nei suoi aspetti più umili e apparentemente insignificanti, negli oggetti persino della più trita quotidianità. Una scelta precisa di poetica, alla cui luce si capisce l’attenzione, ad esempio, proiettata, già nei libri precedenti e in particolare nella raccolta del 2013 La vita dei bicchieri e delle stelle, su particolari inattesi, oggettivamente spiazzanti, che, oltre a mettere in cortocircuito micro e macrocosmo, vita quotidiana e dimensione cosmica, “bicchieri” e “stelle” appunto, siserve di un linguaggio affabilmente e comunicativo e raziocinante, metricamente composto e definito, che interpella il lettore con complice insistenza in un’interrogazione infinita sui significati di ciò che ci circonda, di ciò che è e di ciò che sarà (o potrebbe essere), su una scena che trova nell’ultimo libro, Il mondo che farà, un referente simbolico forte e suggestivo, l’ortensia, emblema di una tenace e persistente determinazione a “rifiorire”, a non lasciarsi sopraffare dalla fatica del vivere, che ricorda la leopardiana ginestra.

Ed è proprio in questa stessa direzione che va letto tutto il percorso di Giuseppe Grattacaso fino a Il mondo che farà: come ansia di capire, “tra bietole e carciofi” e tra le anguste stanze di una casa dimessa ancorché “speciale”, il modo di armonizzare nel sistema concettuale e morale di ognuno il grande e l’infimo, “la frutta in bella mostra nei mercati” non meno della sonda spaziale persa negli infiniti spazi siderali dietro pianeti declassati o comete irraggiungibili.

Ma chi è Giuseppe Grattacaso? Nato a Salerno nel 1957 è poeta e narratore che vive a Pistoia, dove esercita la professione di insegnante, ed è autore di diversi libri di poesia, da Devozioni (1982), a Se fosse pronto un cielo (1991), a Confidenze da un luogo familiare (2010), a La vita dei bicchieri e delle stelle con cui nel 2013 ha vinto il premio Pontedilegno Poesia, fino a questo più recente Il mondo che farà, che persegue e sviluppa il progetto di tutta la sua ricerca precedente. Una ricerca, come si è detto, condotta fin qui con singolare coerenza, a conferma di un bisogno di capire e di farsi capire, di comunicare.

Un’avvertenza, per concludere: l’aureo monito, degno di un antico filosofo presocratico, contenuto alla sezione che dà il titolo alla raccolta, a liberarsi da ogni presunzione di certezza assoluta, a “recuperare l’arte / ardua del refrigerio virtuale”, attraverso una visione critica e minimale di eventi e cose, un’ “arte”, questa, quanto mai necessaria sulla scena di un “tempo” che “volge al peggio”.

Avvenire, 3 settembre 2019

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