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Il tempo dei pensieri e delle emozioni

Nel 1967 i fisici americani Bryce DeWitt e John Wheeler scrissero un’equazione per la gravità quantistica, che da loro appunto prende il nome, senza utilizzare la variabile tempo. Prima di allora non era mai successo. Ce lo ricorda Carlo Rovelli nel prezioso volumetto L’ordine del tempo, edito da Adelphi nel 2017, riportando di conseguenza alla memoria e condividendo con il lettore il rapporto di “profondo rispetto e ammirazione” che per anni lo ha legato a entrambi gli uomini di scienza.

(ph. Grattacaso)

Per noi, che non avremo mai gli strumenti per penetrare in questa affascinante materia, basti pensare che l’equazione si compone intorno a una teoria per cui gli eventi non vengono descritti nella loro evoluzione nel tempo, ma nella relazione che lega lo sviluppo e la mutazione degli uni con quella degli altri. In questo ordine di cose, i rapporti temporali tra ciò che accade sono complessi più di quanto fino a pochi decenni fa era lecito pensare, in quanto gli avvenimenti non possono essere disposti lungo una successione ordinata e lineare. L’universo insomma non prevede un assetto temporale globale. Per descrivere il mondo dunque non serve la variabile tempo, ma è fondamentale sapere come gli avvenimenti cambino nella relazione reciproca.
Rovelli ricorda con affetto gli incontri con DeWitt, considerato un maestro e un amico. Il fisico italiano confessa tutto il dispiacere di non poter più dire all’altro che i suoi studi sono stati l’inizio di un nuovo capitolo nella comprensione del tempo, anzi di essere stato il primo ad avvicinarsi al cuore del mistero del tempo. DeWitt infatti non c’è più. La sua mancanza permette a Rovelli di affermare che il tempo per noi è anche questo: “Il ricordo e la nostalgia. Il dolore dell’assenza”.
In questi giorni di forzata reclusione casalinga a causa dell’epidemia da Covid-19, di tempo sospeso che si esprime in ghirigori e annebbiamenti, in queste settimane di relazione turbata con gli accadimenti e con le persone, in questo tempo di lontananze e forzate separazioni, di prolungate assenze o di assenze destinate a diventare definitive, le parole di Rovelli suonano quanto mai significative. Scrive infatti: “Ma non è l’assenza che provoca dolore. Sono l’affetto e l’amore. Se non ci fosse affetto, se non ci fosse amore, non ci sarebbe il dolore dell’assenza. Per questo anche il dolore dell’assenza, in fondo è buono e bello, perché si nutre di quello che dà senso alla vita”.
In seguito, riconosciuti DeWitt e Wheeler come i propri padri spirituali ed espresso il suo ringraziamento perché nelle loro idee ha trovato “acqua fresca, nuova e limpida da bere”, Rovelli ci regala una considerazione che sembra scritta proprio per questo tempo di dialoghi a distanza e di scambi resi più difficili dalla rarefazione e dal distanziamento sociale in cui siamo costretti a soggiornare. “Noi esseri umani viviamo di emozioni e pensieri. Ce li scambiamo quando siamo nello stesso luogo e nello stesso tempo, parlandoci, guardandoci negli occhi, sfiorandoci la pelle. Ci nutriamo di questa rete di incontri e scambi, anzi siamo questa rete di incontri e scambi. Ma in realtà non abbiamo bisogno di essere nello stesso luogo e nello stesso tempo, per questi scambi. Pensieri e emozioni che ci legano gli uni agli altri non hanno difficoltà ad attraversare mari e decenni, talvolta persino secoli. Legati a esili fogli di carta oppure danzanti tra i microchip di un computer. Siamo parte di una rete che va molto al di là dei pochi giorni della nostra vita, dei pochi metri quadrati dove muoviamo i nostri passi”.
Sono parole che delineano un messaggio di speranza che, in questo tempo, non può che diventare anche consapevolezza dell’importanza fondamentale che lo scambio di pensieri e emozioni assume nelle nostre vite, perché, come dice Rovelli, noi siamo questo scambio. Ognuno di noi entra in relazione con l’altro per i pensieri che produce, ma anche per le emozioni che riesce a trasmettere.
Ma c’è anche altro. Si potrebbe pensare che anche nelle relazioni tra gli uomini la variabile tempo non sia indispensabile. Gli scambi e la comunicazione possono avvenire anche a distanza, se solo siamo in grado di trasmettere quello che veramente siamo, la nostra passione, le nostre più profonde conoscenze, l’emotività, l’amore. Ed è anche vero che la superfluità del fattore tempo ci rende consapevoli dell’importanza di questi stessi fattori quando siamo nello stesso luogo e nello stesso tempo.

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