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I poeti non amano il web

I filosofi americani hanno da tempo scoperto l’importanza dei blog. A questo argomento è stato dedicato un incontro durante l’ultima conferenza annuale della American Philosophical Association. Lo racconta Antonio Sgobba su La Lettura del Corriere della Sera di domenica 26 febbraio. Per Andrew Light, direttore del Center for Global Ethics, i filosofi hanno lasciato il posto agli economisti nella discussione sui fondamentali temi dei valori e dell’etica, ma “attraverso i blog la filosofia può reclamare il vecchio posto nel dibattito”. Sgobba lamenta la pressoché totale assenza dei filosofi italiani dalla rete: tra i quaranta autorevoli partecipanti all’ultimo Festival della mente di Modena, non c’è nessuno che abbia attivo un blog o un profilo twitter. L’unico filosofo italiano blogger vive a New York e scrive in inglese. Si chiama Massimo Pigliucci e dice: “Con un blog posso raggiungere un pubblico che normalmente non si interesserebbe alla filosofia”.
Basta una rapida indagine per scoprire che la riluttanza a servirsi dello strumento della rete non riguarda solo i filosofi. Nessuno fra i maggiori poeti italiani utilizza lo spazio che il web rende disponibile per far conoscere i propri versi o per avvicinare i lettori alla poesia o ancora per far sentire la propria voce su quanto accade nel mondo. Nel web in effetti proliferano i siti di poesia e di letteratura in genere, ma solo raramente sono occasioni di riflessione e confronto, mai si tratta di blog di poeti affermati. I siti web dei poeti, quando ci sono, e succede veramente di rado, non sono aggiornati. Insomma i poeti italiani non amano il web, forse non rendendosi conto che così rinunciano a uno straordinario strumento di comunicazione e di diffusione della poesia.
Per molti poeti italiani la poesia è ancora un oggetto sacro, che non va contaminato. E’ qualcosa di spirituale e impalpabile, di troppo delicato perché possa trovarsi a contatto con altre forme di comunicazione. In questo modo però i poeti non possono reclamare alcun posto nel dibattito. La poesia è libera da ogni forma di contagio, ma risulta distante e poco raggiungibile, quindi incapace di parlare a molti.   

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