Guarracino, la sapienza dei fiori

Vincenzo Guarracino, Fiori e altri incanti. Le stagioni di Leucò, De Felice edizioni

I quarantanove brevi componimenti, per la maggior parte di quattro versi divisi in due distici, che formano Fiori e altri incanti. Le stagioni di Leucò di Vincenzo Guarracino, si dispongono nella forma di un intermittente poemetto di carattere idillico, una celebrazione dell’esistenza, che si esprime con la consistenza del sogno e dell’immagine repentina, come fuggevole e rarefatta, delle cose che trascorrono. Le figure protagoniste dei versi, quasi sempre di carattere naturale, fiori innanzitutto, insetti e nuvole, lasciano spazio a una trasmissione di carattere sapienziale, che mette a fuoco i tremori, le reticenze, le incertezze, la ricerca della grazia, di cui si nutre il nostro vivere, e l’ambizione al domani ‒ quasi un sinonimo dello spirito vitale ‒ a un futuro che è necessaria “risorsa d’infinito”. La parola poetica si spinge così verso un altrove, solamente accennato e quasi refrattario a mostrarsi, e si ciba del silenzio che permea e arricchisce le cose.

L’incanto della vita, la sua profonda bellezza ‒ suggeriscono i lucenti versi di Guarracino (la luce del resto del resto è sempre protagonista, fin dal biancore insito nel nome di Leucò) ‒ sembra risiedere nel miracolo della fragilità, nel timido accadere degli eventi verso cui queste poesie guardano, bene esemplificato dal manifestarsi troppo veloce, troppo delicato, ma così pregnante, della vita dei fiori: “Agile e snella alla sua luce / si volge con fede la margherita // ne attende anelante il caldo andare / altro non chiede alla sua vita”.

Le poesie della raccolta hanno la leggerezza assorta e densa dell’arte giapponese antica, i tempi rarefatti e come assenti che danno spessore alle azioni, il segno nitido che rappresenta con precisione la realtà, ma che lascia intravedere un altrove che ha la solidità della vita che dovrà accadere e del mistero che ci appartiene, dei cuori pronti a “accogliere e donare”, “mai / capaci di chiudersi alla vita”. Guarracino, con lo sguardo sapiente del cultore di letterature classiche e con il sentimento di chi scopre intorno a sé il miracoloso dispiegarsi del sogno del mondo, segue l’incedere della ninfa Leucò attraverso le stagioni dell’anno che sono anche le stagioni della vita: “Stupiti galleggiano all’abbraccio / del mattino i ranuncoli cullandosi // nel bacio già del sole sanno tutto / basta all’intima loro favola la notte”.

Pubblicato I limoni, Annuario della poesia in Italia nel 2023

Foto © Giuseppe Grattacaso

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • 0
  • 0
  • 0
  • 188
  • 791
  • 5.954
  • 389
  • 48

Commenti recenti