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Una visione della felicità

di Maurice Maeterlinck

Per poter giudicare al meglio il suo potere di allegria e di bellezza, è necessario abitare in un paese dove esso regni incontrastato, come l’angolo di Provenza, tra la Siagne e il Loup, dove scrivo queste righe. Qui, davvero il fiore è l’unico sovrano delle valli e delle colline. I contadini in questo luogo hanno perso l’abitudine di coltivare il grano, come se avessero da provvedere ai bisogni di un’umanità più delicata che si nutre di odori soavi e di ambrosia. I campi formano un unico bouquet che si rinnova senza sosta, e i profumi che si rincorrono sembrano danzare il girotondo intorno all’azzurro di tutto l’anno. Gli Anemoni, le Violacciocche, le Mimose, le Violette, i Garofani, i Narcisi, i Giacinti, le Giunchiglie, le Resede, i Gelsomini, le Tuberose invadono i giorni e le notti, i mesi di inverno, d’estate, di primavera, d’autunno. Ma l’ora magnifica appartiene alle Rose di maggio. Allora, a perdita d’occhio, dalle colline declinanti alle distese pianeggianti, tra sbarramenti di vigne e di olivi, scorre da tutte le parti come un fiume di petali da cui emergono case e alberi, un fiume del colore che diamo alla gioventù, alla salute e alla gioia. L’aroma a un tempo caldo e fresco, ma soprattutto arioso, che dischiude il cielo, emana, si direbbe, direttamente dalle sorgenti della beatitudine. Le strade, i sentieri sono scolpiti nella polpa del fiore, nella sostanza stessa del Paradiso. Sembra per la prima volta nella vita di possedere una visione soddisfacente della felicità.

Il brano è tratto da L’intelligenza dei fiori di M. Maeterlinck, Elliot edizioni (cura e traduzione di Giuseppe Grattacaso)

©Lit edizioni

Foto di copertiina e nel testo: Giuseppe Grattacaso

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