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I fiori: la saggezza, il destino, la felicità

Riporto un passaggio della mia introduzione (Maeterlinck: indagine sul mistero del mondo) a L’intelligenza dei fiori di Maurice Maeterlinck, edito da Elliot.

Il dramma vissuto dai fiori, che li rende vicini agli esseri umani e a molti di quei particolari esseri umani che sono i personaggi delle opere di Maeterlinck, è indissolubilmente legato alla natura di cui sono fatti i loro desideri e alla qualità del loro destino. È questo dramma che dà sostanza alla saggezza e dunque alla loro intelligenza. Le piante del resto costruiscono consapevolmente le proprie azioni e non c’è dubbio che tra i vegetali il posto più elevato per ingegnosità e genialità spetti ai fiori, ad alcuni di loro in modo particolare. Va detto subito che l’obiettivo che esse si pongono è quello «di invadere e di conquistare la superficie del globo moltiplicandovi all’infinito la forma di esistenza che rappresentano». In questo senso, è evidente che le piante siano portate a progettare, dunque a proiettare le proprie idee nel futuro. La loro esistenza e la loro felicità, se così posso esprimermi, sono legate al principio che esista un dopo, che senza il domani il presente non abbia senso. Devono scontrarsi però con la condizione di esseri vegetali, quindi con il destino della specie, che è sempre, inevitabilmente, anche destino dei singoli individui.

Nelle prime pagine de La sagesse et la destinée (La saggezza e il destino, la prima edizione è del 1898), quando si parla della volontà degli esseri umani di raggiungere la felicità, obiettivo del tutto comprensibile, Maeterlinck afferma che «è necessario vivere come se ci trovassimo ogni giorno alla vigilia della grande scoperta e così prepararci ad accoglierla, il più totalmente, il più intimamente, il più ardentemente che ci sarà possibile». E la maniera migliore per accogliere questa scoperta, in qualsiasi giorno e in qualsiasi modo essa debba rivelarsi, è di vederla fin da subito «così elevata, vasta, perfetta, nobilitante, tanto quanto ci è dato immaginarla». Insomma la rivelazione, qualsiasi essa sia, e insieme ad essa ogni ipotesi di felicità, potrà manifestarsi se siamo capaci di pensarla già oggi, di costruirla nel presente, mantenendo la barra, per così dire, sempre saldamente indirizzata verso il futuro. C’è da aggiungere che il più felice degli uomini è «colui che sa più profondamente che la felicità è separata dalla sofferenza solo da un’idea alta, instancabile, umana e coraggiosa».

E cosa c’entra tutto questo con i fiori e la loro intelligenza? Tra la nostra idea di futuro e la sua realizzazione, tra l’ipotesi della scoperta e la sua rivelazione, c’è appunto di mezzo il destino. Ci sono le prove e gli ostacoli che la vita pone dinanzi al compimento della felicità, e il coraggio che serve nell’affrontarle, la fatica necessaria per pervenire alla scoperta. Che cosa soddisfa di più il fiore se non congiungersi con l’altro fiore, abbracciarlo nell’amplesso amoroso? Cosa assomiglia di più alla felicità se non la vicinanza della persona amata? Ma «il mondo vegetale che a noi sembra così pacifico, così rassegnato, dove tutto appare accettazione, silenzio, obbedienza, raccoglimento, è al contrario il luogo dove la rivolta contro il destino è la più veemente e la più ostinata». C’è infatti una condizione profondamente ingiusta contro cui ogni pianta deve lottare: l’ancoraggio alla terra, da cui ricava il proprio sostentamento, l’alimento insomma che le permette di continuare a vivere come individuo. Alla terra la pianta è irreversibilmente legata dalla radice, ma la sopravvivenza della specie è garantita dalla possibilità di raggiungere l’altra pianta, alla quale unirsi per procreare. L’albero, l’arbusto, il fiore sono condannati all’immobilità, fino alla fine dei loro giorni. È questo il loro destino, è da qui che nascono la lotta, il progetto, l’intelligenza. Per immaginare il futuro, ogni pianta deve cercare di essere quello che non è, deve «sottrarsi attraverso l’alto alla fatalità del basso, eludere, trasgredire la pesante e oscura legge, liberarsi, rompere la stretta sfera, inventare o invocare le ali, evadere il più lontano possibile, vincere lo spazio in cui il destino la rinchiude, avvicinarsi ad un altro regno, penetrare in un mondo mobile e animato…».

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