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La vita fuori dalla scuola

La scuola del lockdown raccontata dall’Ultimo Banco

da Foto di classe (Castelvecchi)

Il breve brano è tratto dal capitolo “Tempo perso”.

 

 

Tutte le occupazioni che non riguardano in maniera stringente lo studio e la realizzazione del Programma (andrebbe scritto con tutte maiuscole, per garantire l’enfasi terrorizzata nell’affermazione «ma così non riusciamo a finire il programma!», che nella hit-parade delle frasi su vinile scolastico è sicuramente al primo posto), sono davvero così dannose per l’obiettivo finale di ogni  insegnamento, che è quello di capire chi siamo, chi siamo stati e dove stiamo andando, e quindi di entrare in possesso degli strumenti giusti per farlo? Solo che questi strumenti si trovano anche fuori dalle mura scolastiche, nella vita di tutti i giorni, che è sempre tanta, sempre di più e sempre più varia, e che spesso la scuola tende a non vedere. C’è una vita fuori di qui? C’è ed è lì che si muovono le passioni de ragazzi, le loro curiosità, il loro modo di guardare il mondo, è lì che si intravede il futuro. Tutte cose di cui la scuola non dovrebbe fare a meno. È lì del resto, nella vita fuori di qui, che ci muoviamo tutti, disperati e increduli, affannati e sorridenti come in un videogame dietro uno schermo frantumato.

 

 

 

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