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AL CUORE FA BENE FAR LE SCALE di Patrizia Cavalli e Diana Tejera (Voland, libro + cd)

Patrizia Cavalli

Quasi sempre conflittuale si è mostrato il rapporto tra testo poetico e musica leggera. Da una parte è ricorrente che i cantautori siano considerati poeti, a volte senza che abbiano nemmeno scritto le parole delle loro canzoni, dall’altra può accadere che i poeti tentino un approccio nel mondo della musica leggera, ma quasi sempre con aria circospetta e privi di quel tanto di afflato popolare che serve a farsi ascoltare dal pubblico della canzonetta. Sono numerosi comunque i poeti che saltuariamente hanno scritto versi per musica (addirittura anche Pasolini e Fortini, certamente Roversi per Dalla), così come quelli che hanno collaborato con musicisti (su tutti l’esempio di Giuseppe Ungaretti che compare in un disco di Vinicius de Moraes). Per un rapporto più intenso e profondo tra poesia e musica popolare bisogna però tornare alla canzone classica napoletana, ai tempi di Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo.
Un’operazione degna di nota è quella ora realizzata dalla poetessa Patrizia Cavalli e dalla musicista Diana Tejera: ne è nato il libro/cd Al cuore fa bene far le scale, frutto di un intenso periodo di collaborazione.
“Per me una canzone deve essere semplice, immediata, non banale – scrive la Cavalli in Pranzo domenicale, il delizioso raccontino in forma di dialogo che accompagna il volume – da poterla ricordare al momento giusto, come accade a volte con certe poesie… anche se poesie e canzoni, ci tengo a dirlo, non sono la stessa cosa…”
Il libro/cd, pubblicato dalla casa editrice Voland, ed in vendita nelle librerie, contiene undici testi di Patrizia Cavalli, in parte inediti, messi in musica e interpretati da Diana Tejera, con un effetto a tratti rassicurante, con la musica che asseconda le parole, a tratti dissonante, sempre comunque in grado di proporre una relazione significativa tra i versi, mai scontati, che mai abusano di quella retorica che è invece abitualmente presente nel trito panorama canzonettistico nazionale, e le note, che tendono a evitare il supporto didascalico, il semplice commento musicale, ma anche a non prevaricare, a lasciare lo spazio necessario all’ascolto delle parole. Ne nasce un percorso in cui poesie e musica viaggiano in parallelo, ma senza cercare mai la facile sovrapposizione (“la musica di Diana ha qualcosa di brechtiano – scrive Patrizia Cavalli – : asseconda la sonorità delle parole, ma con un distacco giocoso, senza immedesimarsi nel significato”). Il limite è rappresentato unicamente da un impasto musicale che non sempre riesce a restituire quell’insieme di tenerezza incantata, di suggerito e rinnegato candore, di spietata autoironia, di trasognata furbesca perplessità di fronte alle questioni del cuore e della vita più in generale, che caratterizzano da sempre, e in particolare nella stagione più recente, i versi della Cavalli.
Diana Tejera
La sorpresa viene dalla orecchiabilità di certe soluzioni e dai minimi scarti linguistici e musicali che suggeriscono scioglimenti semplici e insieme inaspettati. E’ quanto avviene nella canzone che dà il titolo al libro/cd: “al cuore / fa bene far le scale / al cuore / ma se non fa le scale / al cuore / fa bene far l’amore / il cuore / qualcosa deve fare / che altrimenti muore / sì muore sì muore / il cuore… / non può sparire / non può dormire / se va in pensione / non è più cuore…”. Un piccolo trattato di filosofia amorosa in versi e musica, degno del De amore di Andrea Cappellano, una canzone interamente scritta dalla poetessa. “Ma mica l’ho fatta io – assicura -, si è fatta da sola, parole e musica, una sera mentre uscivo dal ristorante un po’ ubriaca. Ho aperto la bocca in un gran respiro e quella era lì, bella pronta e confezionata. La cantavo andando per strada e molti si sono fermati ad ascoltarmi…”. E Al cuore la Cavalli non si è limitata a cantarla per strada, ma dà sfoggio delle sue abilità canore anche nel cd. Del resto, chi almeno una volta l’ha ascoltata recitare le sue poesie conosce bene le sue capacità interpretative e può facilmente immaginarne le doti melodiche. Devono pensarla allo stesso modo la Tejera e Chiara Civello, che accompagnano la poetessa nell’esecuzione.

Merito della casa editrice Voland aver reso possibile un’operazione che ha la capacità di liberare il prodotto musicale leggero dalla palude di testi troppo spesso privi di spessore e che insieme offre alla poesia una strada per scrollarsi di dosso la patina di polvere sotto la quale viene a volte mortificata. Brave Cavalli e Tejera ad affrontare l’incontro in maniera divertita e gioiosa, ma senza rinunciare alla forza del dialogo tra poesia e musica.

Pubblicato su Giudizio Universale

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