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Nino De Vita, l’esistenza è fatta di riscursa attangalati

Nino De Vita, Cùntura, Firenze, Le Lettere 2023

Vivono come in una condizione di sospensione i personaggi che animano le storie di Cùntura, i ventuno racconti in versi che Nino De Vita propone, in edizione accresciuta e significativamente rivisitata a vent’anni dalla prima edizione. I racconti in versi, i cùntura appunto, che compongono il volume presentano spesso come protagonisti animali che si trovano alle prese con un evento che si manifesta con caratteristiche vaghe, ma che pure potrebbe avere un esito determinante per il proprio destino. Sono animali che si confrontano con un’interrogazione che li agita, un dubbio, diremmo esistenziale, che non riescono a risolvere o che li pone di fronte a un bivio. La risposta, e dunque lo scioglimento del racconto, un punto di approdo insomma, non è dato e il lettore, piccolo o grande che sia, non può che sentirsi anch’esso preda di una nebbiosa inquietudine, di un indefinibile sentimento di attesa.

De Vita, che ha esordito in poesia nel 1984 con la raccolta Fosse Chiti ed è presenza consolidata nel panorama poetico italiano degli ultimi decenni, scrive, come ormai tutti sanno, nel dialetto di Marsala, anzi in quello specialissimo e particolare, quasi un idioletto a uso personale, della Contrada di Cutusìo. Cùntura presenta, come avveniva in precedenti pubblicazioni, il testo italiano a fronte ‒ opera dello stesso De Vita ‒ che mantiene nell’intonazione prosodica, nel ritmo e nella singolare aura di sottile indeterminazione, lo stesso felice esito della originaria versione dialettale, che restituisce, sia pure in forme originali, il mondo fragile e delicato, ma in fondo a tratti cupo, delle fiabe.

Sono tutti Riscursa attangalati, “discorsi strampalati”, queste poesie, come suona il titolo del più breve dei Cùntura, dove si narra di “una bedda filera / ri furmiculi”, una bella fila di formiche, che attrae l’attenzione di un gatto “chi l’ammicciava / pigghiatu avusu ru /ddesiu”, osservava “preso come dal / desio”. Un ragazzetto “schiffaratu”, sfaccendato, che passava di lì, dice al gatto che è inconcludente la sua attenzione, visto che le formiche non sono da mangiare. Il gatto ribatte che “manco pi viatri azzunna / sunnu una gularìa”, “nemmeno per voi mocciosi / sono ghiottoneria”. Interviene poi il pero che dichiara di essere continuamente importunato dalla presenza delle formiche. Ma queste “che salivano / scendevano, composte / in mezzo a quei discorsi / strampalati non dissero / niente”, ‘un nnìssiru nenti.

È la vita che è fatta di “riscursa attangalati”, essa stessa strampalata, piena di bizzarri accadimenti e, in fondo, inconcludente. È questo che raccontano i delicati cùntura di Nino De Vita.

Pubblicato sull’annuario di poesia I limoni, ed. 2024

La foto di copertina è di Giuseppe Grattacaso

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