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L’ape senza pensiero

L’ape senza pensiero, diligente
ritorna verso il suo frutto d’amore
o atto di dovere, prontamente
dissimula nel furto il suo piacere,
calendula, il timo, la ginestra
selvatica di sole, lì si immerge
fedele e ubbidiente a un intelletto
distante, un genio, una regia
che non regola niente di concluso,
lascia il cosmo distratto e inevaso:

rimane per un attimo a sognare,
l’ape in attesa di coreografia
ma già sapiente di sapere niente
freme nel relevé sopra il suo fiore
giallo barbàglio, fuoco appena acceso,
poi scivola in glissade sulla corolla,
e esperta un po’ si inarca, un po’ si scrolla,
pas de bourré suivi, si guarda intorno:

chi segue, chi fa corpo, senza le altre
non c’è nessuna danza, lei da sola
non saprebbe più il tempo, non consola
l’adagio o l’allegretto della vita,
resta per un attimo intontita
sospesa in alto a ricordare il passo,
il calcolo dell’ora, la distanza
dall’alveare, dalla cella, il margine
del mondo, sempre uguale, l’universo
è tutto nella testa, esagonale
come una culla o come la dispensa,
come ogni cosa inutile e essenziale.

 

La poesia è inedita in volume.

Il brano che si ascolta in sottofondo nella registrazione è Berceuse dalla suite Dolly di Gabriel Fauré nell’interpretazione di Alfons Kontarsky.

Foto: Giuseppe Grattacaso

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