Renato Minore, Ogni cosa è in prestito, La Nave di Teseo
Ogni cosa è in prestito di Renato Minore è, come spiega lo stesso autore nella nota a fine volume «una silloge che attraversa e rilegge altri miei libri», una sorta di autoantologia, ma anche un libro dotato di propria singolare identità, che si completa con gli inediti dell’ultima sezione Error system. Il titolo della raccolta suona in fondo come una confidenza, una filosofia di vita, forse soprattutto una dichiarazione di poetica. In effetti la poesia di Minore si pone di fronte al mondo con il contegno umile e allo stesso tempo sapiente di chi vuole, passo dopo passo (verso dopo verso, vorremmo dire) scoprire il significato arcano di ogni cosa, dell’inarrestabile scomposto fluire, forse solo per il gusto di raccontarcelo. Il risultato è appunto la consapevolezza che nulla ci appartiene, meno che mai la comprensione della nostra posizione e del nostro ruolo nel mondo. Possiamo solo constatare la mancanza di un disegno che sappia, se non rassicurarci, offrire delle coordinate, darci il senso della rappresentazione che abbiamo dinanzi agli occhi, che si produce per strappi e per lacerti, per incidenze casuali, per dissennate operazioni, sempre difficili da mettere in fila. E se «ci fu un tempo / tempo beato / che le parole formavano il mondo / la siepe la carezza / il brusio dei pensieri», ora il racconto, che pure si vorrebbe comporre e di cui sentiamo la necessità, non può che essere frammentario, ostentare lacune, segnalare certo anche improvvise illuminazioni, che non evitano però di precipitare nel buio dell’ “abisso orrido, immenso” (per citare l’amato Leopardi), sull’orlo del quale sempre ci muoviamo. È qui che risiede l’incertezza che opprime le nostre esistenze, ma è nello stesso luogo anche che si prospetta la bellezza che anima le vite: «siamo qui perché / per cosa per come / tra necessità e finzione / non vale la pena / ma vale la pena / tra finzione e necessità».
La poesia di Renato Minore, nel linguaggio utilizzato e nello sviluppo dei versi, si dirige risoluta sui particolari, sembra orientata a definire e a comporre, a riassettare, per poi scartare, rimbalzare, lasciarci soli a prendere atto dello scompaginato assetto del mondo, a fare i conti col vuoto.
Questa recensione è stata pubblicata nell’edizione 2022 dell’annuario di poesia I limoni, curato da Francesco De Nicola e edito da Gammarò. Faccio parte della redazione dell’annuario, insieme a Domenico Adriano e Valentina Colonna, e naturalmente al coordinatore De Nicola.