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Giorgio Caproni, bontà della guida

Nella poesia di Giorgio Caproni si manifesta spesso la richiesta di informazioni circa la strada da seguire. Il poeta rappresenta un viaggiatore in cerca di una destinazione che non trova, diretto verso un luogo che sfugge continuamente. Le indicazioni oltretutto sarebbero necessarie per dare concretezza a un luogo altrimenti incorporeo, o comunque privo di connotazioni specifiche che non siano quelle dell’inconsistenza dei punti di riferimento. La meta è irraggiungibile, anche perché non ci si può orientare in un luogo dove ogni direzione è impossibile, in un territorio che assomiglia a un deserto.
In casi come questi, abbiamo bisogno di una guida, di qualcuno cioè che possa indicarci la strada. Bisogno di una guida è appunto il titolo di una breve poesia che fa parte dell’omonima sezione, contenuta nella raccolta Il muro della terra.

M’ero sperso. Annaspavo.
Cercavo uno sfogo.
Chiesi a uno. “Non sono”
mi rispose, “del luogo”.

Alla perentorietà della condizione espressa nei primi due versi, segue una situazione tanto quotidiana da apparire banale: quante volte ci è capitato di chiedere informazioni a “uno”, che ci ha confessato di non essere del luogo? La poesia nasconde dunque solo la fotografia di una vicenda inconsistente, accaduta a ognuno di noi chissà quante volte? Evidentemente no. Ce lo dicono il contesto, le poesie che accompagnano questo breve testo, e il tono inflessibilmente distaccato della risposta.
Viene dunque da pensare che chi avevamo creduto una guida senta egli stesso il bisogno di essere guidato, anche perché in fondo nessuno può mai dirsi “del luogo”, se il luogo è privo di riferimenti, se nessuna mappa è possibile, se ogni direzione è in definitiva irrilevante. Se insomma il luogo non esiste.
Che la questione abbia un suo peso, è dimostrato da una poesia che troviamo nella sezione Conclusione quasi al limite della salita, all’interno della raccolta Il franco cacciatore, che segue di qualche anno la composizione del testo precedente. Il titolo questa volta lascia ben sperare, e sembrerebbe subito contraddire quanto fin qui affermato.
Esso suona così: Indicazione sicura, o: Bontà della guida e chiarisce in epigrafe: (Al forestiero, / che aveva domandato l’albergo).

Segua la guida,
punto per punto.
Quando avrà raggiunto
il luogo dov’è segnato
l’albergo (è il migliore
albergo esistente)
vedrà che assolutamente
lei non avrà trovato
– vada tranquillo – niente.

La guida non mente.

 

Giorgio Caproni

Con quegli stravolgimenti repentini di senso, che ci lasciano senza fiato e senza rimedio di fronte alla nostra miseria di uomini, alla mancanza appunto di un senso che dia ragione all’esistenza, Caproni suggerisce che l’unica indicazione sicura, quella insomma che dimostra la “bontà della guida” (del resto, in questo caso “la guida non mente”) ci porta con sicurezza di tragitto verso “il migliore albergo esistente”, quello che non possiamo trovare, semplicemente perché non esiste, non essendoci il luogo che dovrebbe contenerlo.
Insomma, la guida che sa il fatto suo è quella che con sfacciata imperturbabilità, ci toglie ogni speranza ci toglie ogni speranza che ci sia un asilo, un albergo pronto ad accoglierci.
Mi sembra somigli, chissà perché, al poeta Caproni.

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