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Gatto e Rivera fanno gol!

Sul sito della Fondazione Alfonso Gatto (www.alfonsogatto.it) è possibile reperire la versione e-book di La palla al balzo,Il libro, pubblicato da Limina nel 2006, contiene gli articoli che il poeta salernitano, complice Il Giornale di Indro Montanelli, dedicò al gioco del calcio alla metà degli anni Settanta. Gatto amava molto il calcio, in cui vedeva un impasto di grazia popolare e di inventiva poetica, un’ultima possibilità di salvarsi “con il gioco e con il genio dell’innocenza”, ma soprattutto era uno sportivo per nulla imparziale, tifoso accesissimo del Milan (storiche le dispute con l’interista Vittorio Sereni).
Uno degli scritti inclusi nel volume è di fatto una lettera aperta, ma anche una confessione di devota ammirazione, che Gatto rivolge a Gianni Rivera: “Il calcio è come la poesia – scrive il poeta -, un gioco che vale la vita. Voglio dirglielo: anche il poeta ha il proprio campo verde ove parole, colori e suoni vanno verso l’esito felice. Fa anche lui il gol o lo lascia fare, dando spazio alle ali, al lettore che gli cammina al fianco e che entra in porta con lui, nella felicità di avere colpito il segno. Può sembrare tutto facile, e lo è, per grazia ricevuta. Ma, a spedirla questa grazia, è il suo stesso cuore puro, il suo nome innocente, e forse anche il non sapere come ha fatto. La furbizia, tra noi, non sarà mai nostra”.
E’ bello che un poeta affermato, qual era allora Gatto, scriva ad un calciatore idolo delle folle da pari a pari, mettendo a nudo, con ingenua fragilità, il proprio entusiasmo infantile (“Lo so, forse le parole che scrivo sono parole troppo ingenue, ma altre non ne saprei trovare per un uomo puro che ha onorato l’intelligenza e la cultura nello sport, lasciandoci negli occhi la sua immagine di ragazzo invulnerabile”). Ancora più bello è l’atto di considerare la poesia un’attività simile al calcio. Il poeta può fare gol solo se dà spazio alle ali, al lettore che gli cammina a fianco. La poesia nasce dalla grazia, ma non può essere poesia se non in compagnia di altri, pochi o tanti che siano, che siedono sugli spalti. Le poesia insomma, così come i gol, ha bisogno di compagni di squadra e di pubblico.
Qualcuno di certo storcerà la bocca. E’ vero: Gatto sta parlando a un atleta di un altro tempo, protagonista di un calcio che non esiste più. Ma anche la poesia che evoca Gatto è quella di un’epoca diversa dalla nostra. Nemmeno i poeti, non tutti almeno, riescono di questi tempi a salvarsi “con il gioco e con il genio dell’innocenza”. Proprio per questo, e a maggior ragione, è bello ancora avere fede “nell’alata poesia dei campi verdi”, e credere che il poeta faccia gol insieme al proprio lettore. Tutti insieme, felici “di avere colpito il segno”.

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