La poesia che segue è stata scritta in questi giorni, quelli insomma dell’emergenza dovuta all’epidemia da coronavirus e della forzata reclusione casalinga. Dovrebbe far parte di una serie di non molti testi, che ha per titolo Aprile. Giulio Scarpati, dopo la pubblicazione sul blog, mi ha fatto dono di una sua lettura.
Cammino e non cammino, io dove sono,
rimango eterno in luogo indefinito
o forse sto correndo e mi cancello
in un andirivieni consumato
in pochi passi, caracollo a vuoto
in uno spazio cupo, mi concedo
a un’aria di precaria libertà
avanti e indietro, come andare a fondo
nel minimo di melma traboccando.
(inedito)