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Compiti per le vacanze

La notizia che il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza abbia invitato gli studenti a farsi dare meno compiti per le vacanze natalizie ha avuto poco seguito nelle discussioni sugli organi di informazione, ma anche, c’è da giurarlo, nella condotta degli insegnanti. In effetti, il ministro ha esternato l’invito davanti a una platea di ragazzi il 21 dicembre, giorno di chiusura delle scuole, quando i giochi appunto sono fatti e gli alunni hanno già in mente il programma che li porterà, esercizio dopo esercizio, versione dopo versione, al giorno dell’Epifania. La considerazione, peraltro così poco natalizia da dare luogo ai soli commenti di rito (qualche scrittore insomma che ricorda come era difficile ai suoi tempi trascorrere i giorni di festa con il peso di quei compiti che sarebbero stati svolti solo nelle ultime ore), in effetti propone un’idea di scuola abbastanza lontana da quella attuale, dove ai ragazzi non si propone un contenitore di argomenti preconfezionato, ma che invece con il concorso di tutti diventa il luogo (la palestra, avremmo detto un tempo) dove si produce e si sviluppa cultura.
J. P. Leaud nel film “I 400 colpi” di F. Truffaut
Meglio leggere un libro, ha detto il ministro, visitare una mostra o un museo, meglio avere il tempo per riflettere sul contesto storico che ha prodotto le tante opere d’arte di cui sono ricche le nostre città. Questo significa se non altro che i nostri studenti sono reputati in grado di interessarsi a qualcosa che non sia il loro cellulare: affermazione che ha sicuramente un contenuto di verità, ma che forse è risultata poco gradita agli organi d’informazione, abituati a considerare gli adolescenti, secondo il modello Mastracola (Paola, autrice di varie narrazioni sul mondo della scuola), come un’orda barbarica refrattaria a qualsiasi idea di cultura. Insomma gli studenti liceali fanno notizia solo quando sono autori di nefandezze o oggetto completamente apatico delle analisi di psicoterapeuti e opinionisti di talkshow.
Chi ha in mente l’orda barbarica dirà che il ministro avrebbe fatto meglio a stare zitta: i giovani non leggono, tanto vale che passino le vacanze a fare compiti. La verità è che non leggono nemmeno gli adulti (anzi, leggono ancor meno gli adulti), e che l’amore per la lettura e per la cultura lo trasmettono la società in cui si vive e la scuola che si frequenta. E comunque tanti compiti per le vacanze servono veramente a poco, quando non risultano addirittura dannosi. Se per la scuola un libro è solo uno strumento su cui esercitarsi, un veicolo per la produzione di questionari, difficilmente potrà attrarre l’attenzione di un qualche adolescente. L’impressione è che i nostri licei dispensino l’idea che il sapere sia frutto di abilità tecniche e non anche di passione, di capacità di ragionamento, di curiosità intellettuale, di amore per l’atto gratuito.
Il ministro Carrozza ha detto anche che meno compiti può significare più tempo per ascoltare musica classica e contemporanea. Certo la cultura è tutto questo, signora ministro, e la ringraziamo per averci spinto a queste riflessioni, ma allora perché nelle nostre scuole la musica è in pratica quasi del tutto assente? perché di arte si parla poco (spesso male) e quasi sempre in termini esclusivamente storici? perché la letteratura contemporanea, e la poesia in particolare, non vengono nemmeno prese in considerazione?

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