Luigi Fontanella, Raccontare la poesia (1970-2020). Saggi, ricordi, testimonianza critiche, Moretti & Vitali
Il mondo ha bisogno di poesia, come viene più volte ripetuto, con più intensità nei periodi di maggiore difficoltà, così come però la poesia ha bisogno del mondo. La poesia nasce dalla volontà di capire il mondo, forse di reinventarlo, sicuramente di metterlo in ordine. Come la scienza, sa bene che un risultato definitivo non è ipotizzabile, ma che va comunque immaginato. Bisogna credere che una strada ci sia. È d’altra parte necessario sapere che l’obiettivo può essere solo rincorso, che un punto d’arrivo, con ogni probabilità, non è raggiungibile, perché non esiste. Anche per questo la poesia continua ad essere lo strumento privilegiato per porsi le domande giuste, per educare alla complessità della realtà, per non ritenere, falsificando quello che è intorno a noi, che una verità, una sola e in via definitiva, sia possibile. La poesia, in particolare quella dell’ultimo secolo, ci ha detto anche questo.
In tempi come quelli in cui stiamo vivendo, con tanta fragilità diffusa e tanti che urlano di sapere il significato di ogni cosa, la poesia può costringerci alla riflessione, alla comprensione dei nostri limiti, e renderci disponibili dinanzi alle nostre e alle altrui manchevolezze. Sta di fatto però che essa è sempre più relegata a una marginalità che finisce per soffocarla e renderla inabile. La letteratura del resto sembra essere destinata ad una fruizione superficiale, assuefatta ad un sistema che la misura in termini di vendite e di facile godibilità.
Perché la poesia possa parlare a molti, è necessario farla conoscere, liberarla, almeno per quel tanto che basta, dall’aura di sacralità in cui viene spesso costretta e che di fatto peraltro non le appartiene, o dall’idea che essa sia solo, nel migliore dei casi, un gioco intellettuale, o peggio una contorta materia per spiriti eletti. Bisogna insomma che la poesia venga affrancata dal fardello di astrusità con cui è da qualche tempo etichettata, che venga raccontata invece che spiegata, riassorbita nel quotidiano di tanti, invece che essere materia di cavilli accademici o di contorcimenti critici autocelebrativi.
È proprio un accademico di lungo corso, Luigi Fontanella, poeta e critico, professore emerito alla State University di New York, del quale è stato di recente pubblicata negli States la traduzione inglese del romanzo Il dio di New York, qualche anno fa stampato in Italia da Passigli, a offrire un volume che regala un panorama particolarmente stimolante dei percorsi, delle personalità, delle vicende che hanno caratterizzato la poesia italiana negli ultimi cinquant’anni. In Raccontare la poesia (1970 – 2020). Saggi, ricordi, testimonianze critiche, edito da Moretti & Vitali (pp. 756, € 38), Fontanella costruisce un viaggio nella poesia italiana degli ultimi decenni, per così dire avventuroso e di gradevole lettura, estremamente ricco di informazioni, di riflessioni, di riferimenti bibliografici. Il critico segue un itinerario originale, anche perché non orientato dai modelli canonici e dagli schemi precostituiti, così da destinare al lettore, non per forza di cose un addetto ai lavori, un’appassionante ricostruzione degli avvenimenti che hanno resa viva e varia la scena culturale del nostro Paese.
Dal racconto riemergono figure che tanto hanno rappresentato per la cultura italiana in un passato nemmeno lontano, e che sono state, con colpevole repentinità, messe da parte. È il caso, ad esempio, di Massimo Bontempelli, che viene ricordato come poeta proprio ad inizio di volume, e che è comunque da tempo ignorato anche come narratore e drammaturgo, come sa bene Fontanella che allo scrittore ha dedicato numerosi lavori critici. O ancora di Carlo Betocchi, di Libero De Libero, di Leonardo Sinisgalli. Di altri scrittori, sicuramente più noti come autori di racconti e romanzi, viene considerata con attenzione la produzione poetica, come succede per Tommaso Landolfi e Anna Maria Ortese.
L’intento è quello, apertamente dichiarato fin dall’inizio, di scrivere en poète, appunto di raccontare la poesia da testimone diretto e partecipe, coinvolto ed appassionato, senza la pretesa di chiosare e insegnare, ma volendo innanzitutto trascinare il lettore nella propria passione, metterlo a conoscenza delle proprie conoscenze, interessarlo ai destini letterari ed esistenziali di tanti protagonisti della scena culturale, anche di quelli meno noti, cercando di fare emergere, in ogni caso, le ragioni che hanno spinto alla scrittura. Molti gli incontri narrati, che sembrano svolgersi dinanzi ai nostri occhi, che riemergono dalla memoria di Fontanella, e che ci permettono di associare alle opere vite, persone e avvenimenti.
Sono quattro le ampie sezioni di cui si compone il volume, che riattraversano la storia letteraria a partire dagli anni Settanta. Nelle prime due parti Fontanella si concentra su poeti nati non oltre gli anni Trenta del secolo scorso, senza tralasciare scrittori che il canone ha oscurato, più o meno volutamente, e quasi sempre non del tutto a ragione, come Angelo Maria Ripellino, Ruggero Jacobbi, Alfredo Giuliani, Vito Riviello, Luigi Bacchini, Elio Fiore, Gregorio Scalise. Nella terza sezione si trovano saggi e testimonianze che riguardano poeti nati a partire dagli anni Quaranta, fino ad arrivare a Pierluigi Cappello, la cui poesia, scrive Fontanella, “così nuda e disarmante, punta dritta al cuore delle cose”: la sua scrittura “è una missiva lanciata da chi, insomma, più di chiunque altro isolato nel mondo, vuol vincere la difficoltà della distanza e della sua non-voce politica, possedendo unicamente quella poetica”. In questa sezione trovano spazio illuminanti considerazioni sull’opera di Umberto Piersanti, Mariella Bettarini, Maria Attanasio, Dario Bellezza, Maurizio Cucchi, Giuseppe Conte, Umberto Fiori, Milo De Angelis, Giancarlo Pontiggia, Giovanna Sicari, Alessandro Fo, Valerio Magrelli, Alba Donati, e di tanti altri.
La quarta e ultima sezione, come scrive l’autore, “è essenzialmente un Repertorio, questa volta in ordine alfabetico, che raccoglie appunti di lettura su poeti della nostra contemporaneità”.
Con Raccontare la poesia, Luigi Fontanella, restituisce la letteratura in versi degli ultimi cinquant’anni, che a ben guardare sono quelli in cui la presenza dei poeti nella società è andata progressivamente appannandosi, al suo compito essenziale, di essere cioè innanzitutto strumento di conoscenza, scrittura che invita alla riflessione sulla presenza dell’uomo nel mondo. E questo vale, sembra dire Fontanella, anche oggi, anche per noi tutti, che viviamo in quest’epoca di distrazione e di decadimento culturale.
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