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E se invece dei libri di testo

Appena finito il loro compito (al termine di un anno scolastico o di un ciclo di studi), il primo pensiero è quello di sbarazzarsene, semmai ricavandone un qualche godimento. Così fino a qualche anno fa si organizzavano dei falò, oggi più concretamente ci si impegna nel tentativo di metterli in vendita, sforzo quasi sempre disperato comunque faticoso al pari di quello che fu il fervore nell’acquisto. E’ questo immancabilmente il destino dei libri di testo, compresi quelli di letteratura. A nessuno però appena sano di mente verrebbe in mente di dare alle fiamme Il fu Mattia Pascal o di fare a pezzi, subito dopo la lettura, la pagina che contiene L’infinito di Leopardi.
E’ allora del tutto lecita, e anzi appare quasi necessaria, la domanda che si pone Francesco Piccolo, sulla Lettura del Corriere della Sera di ieri, e che insieme a lui ci poniamo tutti: ma serviranno davvero, questi libri di testo?
Diciamolo con franchezza: i libri di testo (vogliamo partire dalle antologie della letteratura italiana? bene, partiamo pure da loro) sono pesanti, ingombranti, costosi, solitamente mal organizzati, confusi, ripetitivi. Se ne utilizza solo una minima parte, essendo il resto superfluo , almeno nei piani e nelle possibilità dell’insegnante e dei ragazzi che hanno a che fare con quel volume.
La letteratura è fatta di testi: perché non rivolgersi direttamente a loro, con l’apporto di qualche agile strumento critico? I libri di cui si parla a scuola sono oggi in gran parte scaricabili gratuitamente dal web e sono a nostra disposizione in qualsiasi biblioteca. Perché non tentare un uso combinato delle due risorse, così da evitare anche il frainteso che la letteratura è l’insieme di testi antologizzati, che vanno dunque studiati (anzi ne vanno studiate le interpretazioni che qualcun altro ci suggerisce) e non letti?
Verrà obiettato che gli oggetti che formano lo studio della letteratura sono in gran parte gli stessi (Dante, che so, Machiavelli, Manzoni), e se dunque i libri di testo hanno dato buoni risultati fino ad ora si può continuare ad usarli senza eccessivi problemi, avendo semmai solo l’accortezza di scegliere quelli più adeguati ai nostri tempi. Ma si dimentica che si sta parlando di strumenti e gli strumenti appunto devono adeguarsi al cambiamento dei tempi. Il fatto che i libri di testo siano costruiti con modalità analoghe e proponendo sostanzialmente le stesse strutture di quelli in uso trenta o quaranta anni fa è la prova evidente della loro inadeguatezza e della loro scarsa utilità.
Mi piacerebbe dunque che le scuole (in particolare i licei) fossero dotate di un’aula della letteratura italiana, dotata di una piccola biblioteca cartacea e dell’immensa biblioteca web, con lavagna interattiva insomma, computer e quanto serve a che gli alunni interessati possano, anche a scuola, trovare sul web quanto in quel momento serve. E poi che le scuole fossero obbligate al wi-fi gratuito e che gli studenti fossero invitati a dotarsi di tablet oltre che di romanzi e libri di poesia, invece che di libri di testo.

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