Può succedere che la parola oscura si mostri necessaria a causa del tortuoso cammino che serve per riapprodare alla luce, ma spesso un discorso enigmatico e impenetrabile è solo acqua torbida che nasconde fondali piatti e scialbi. Allo stesso modo la semplicità può mostrare la netta ovvietà di un panorama banale, il monotono e grigio distendersi della sabbia a pochi metri dalla superficie, ma può anche fare trasparire panorami inconsueti. Così la poesia che in superficie è ordinata e lineare può portare il lettore a ritrovarsi in regioni poco frequentate, o in territori che credeva di conoscere ma che ora gli rivelano verità impreviste.
Ci sono parole che vogliono essere trasparenti, che non costruiscono impalcature contorte e artificiose, che evitano le acque torbide. I versi che le utilizzano si distribuiscono sulla pagina come sulla superficie di un mare calmo e limpido, che lascia scorgere sul fondo complesse architetture di pietre e alghe. La trasparenza lascia che lo sguardo sperimenti abissi inesplorati, si muova lungo paesaggi compositi e sfuggenti, animati dalle presenze multiformi e vaganti di pesci e crostacei. L’occhio arriva a scorgere una vegetazione ricca e mutevole, che non immaginavamo potesse appartenere a quei luoghi e alla nostra vista.