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Ma io senza il mio corpo non so stare

Ma io senza il mio corpo non so stare,
non l’abbandono per correre da te,
anima spudorata ed incombente,
non lo rinnego per quattro malefatte
che l’hanno spento, un poco consumato.
Senza il mio corpo, anche se sbiadito,
rimango senza fiato, dove vado,
mi sento perso, ed anche se le colpe
si traducono in macchie sulla pelle,
nel passo pigro, l’occhio riluttante
ad una messa a fuoco resistente,
da te non lo ricovero davvero,
anima maliziosa e supponente,
di certo non l’affido al cicalare
molesto fastidioso e fuori tono,
a quell’accento astratto e spirituale
che induce in tentazioni e pentimenti.
Lo tengo stretto il corpo, non sfinire
con la leggenda che il fisico è malfermo,
si trascina in affanno, mentre tu
volteggi certa di un destino eterno.
da La vita dei bicchieri e delle stelle (Campanotto Editore)

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